Prima di rivendicare le radici italiane di Mike Pompeo, gli italiani farebbero bene a
giudicarlo non per il suo sangue abruzzese ma il ruolo servile che egli recita oggi al
servizio di un presidente che da tempo sta stracciando le istituzioni e tradizioni dell
America. In poche parole, Pompeo dimostra di non avere la preparazione e meno
ancora gli istinti che dovrebbero guidare un uomo chiamato a svolgere le delicate
funzioni di responsabile della diplomazia Americana. Per la cronaca, il Segretario di
Stato Pompeo ha rilasciato una dichiarazione pubblica senza precedenti nella storia
diplomatica degli Stati Uniti. Vale la pena di citarla testualmente: “non c’e’ da
meravigliarsi se il popolo americano non ha fiducia nei media quando questi dimostrano
costantemente la loro agenda e la loro mancanza di integrita’”. Con queste insolenti
espessioni nei confronti della stampa Pompeo ha agito da pappagallo del presidente Trump che non perde occasione per bollare la stampa come “il nemico del popolo”, ricalcando l’oltraggiosa definizione di Stalin e Hitler.
La sorpresa e’ che questo segretario di stato abbia alcunche’ a che fare con la diplomazia.
Pompeo e’ non soltanto la negazione della diplomazia, ma e’ un funzionario affetto da
una monumentale dose di bullismo e misoginia. Il suo tratto personale dominante e’
quello di superare tutti gli altri membri dell’Amministrazione Trump nella cieca lealta’
al presidente ed alla sua concezione di potere assoluto. Pompeo deve la sua carriera a
due posizioni di ideologia politica, quella di superfalco giunto al Congresso sulla spinta del Tea Party, un movimento di estrema destra, ed alla sua fede cristiano evangelica, che
Forma la base elettorale del presidente repubblicano. Gli evangelici sono notoriamente
sostenitori ad oltranza di Israele, con tutte le conseguenze che questo attaccamento
comporta per la politica americana nel Medio Oriente. E’ in questa esplosiva regione
che lo squilibrio della diplomazia Americana e’ accentuato dall’estremismo ideologico
di Mike Pompeo. In un discorso del Maggio 2016 Pompeo e’ giunto a minacciare l’Iran in
termini tracotanti, minacciando “le piu’ pesanti sanzioni nella storia” qualora
l’iran non avesse accettato dodici condizioni da lui imposte. Le minacce di Pompeo andavano addirittura aldila’ di quelle lanciate dal Presidente.
In pratica, la condotta di Pompeo riflette il suo estremismo in quei settori internazionali
nei quali i conflitti vengono spesso risolti con la violenza o la minaccia di violenza. Non
altrimenti si spiega l’accanimento contro l’Iran, denunciata come la maggiore responsabile del terrorismo nel mondo, fino al punto di consigliare al presidente di procedere all’eliminazione del generale iraniano Qassem Soleimani. Occorre anche segnalare che nel suo precedente incarico, quello di capo della CIA, Pompeo aveva moltiplicato gli attacchi con i drones ed operazioni segrete contro i nemici dell’America.
L’utimo eclatante episodio che ha portato alla ribalta il provocatorio carattere di Pompeo e’ quello che lo ha visto protagonista di un aspro scontro verbale con una giornalista della rete radiofonica NPR, Mary Louise Kelly, rea di avergli rivolto una domanda sullo scandalo del quid pro quo proposto da Trump all’Ucraina, un eccesso che e’ alla base della processo di impeachment. Oltre a negare che questo fosse un tema dell’intervista, Pompeo si scagliava contro la giornalista in termini inauditi per un diplomatico per aver tirato in ballo l’Ucraina, usando ripetutamente l’insultante espressione fucking. Ma non basta, perche’ nel suo sfogo iracondo il segretario di stato dava disposizioni al dipartimento di non permettere che un giornalista di NPR viaggiasse al suo seguito a Kiev. Il disprezzo di Pompeo per la stampa e’ tale che gran parte del mondo politico lo ha accusato di venir meno non soltanto a norme di comportamento democratiche, ma di aver approfondito il solco che ormai separa la stampa in generale (fatta eccezione per i sicofanti della catena televisiva Fox) dalle attuali autorita’ di
governo. Nessuno avrebbe potuto immaginare che nell’amministrazione Trump il bullismo sarebbe divenuto uno spietato strumento di governo. La prova di cio’ e’ nella reazione del president Trump che ha lodato il suo segretario di stato per aver fatto “un buon lavoro” con la Kelly. Un altro piccolo particolare del diverbio di Pompeo con la Kelly e’ che il segretario di stato pronunciava questa frase sconvolgente: “ma lei pensa che agli americani importi qualcosa dell’Ucraina?”
L’accusa piu’ grave a Pompeo e’ comunque quella di aver assistito il presidente ed il
suo avvocato Rudi Giuliani con il risultato di compromettere la sostanza e la credibilita’ della politica americana verso l’Ucraina, permettendo a Giuliani di agire in combutta con personaggi corrotti a Kiev per diffamare l’ex vicepresidente Biden e propagare false versioni di un ruolo occulto dell’Ucraina nelle elezioni presidenziali del 2016. Ed ancora, Pompeo era presente nei momenti cruciali della campagna contro l’ambasciatrice americana a Kiev che portava ad un licenziamento in tronco della diplomatica per non aver assecondato l’azione del presidente. Il capo della diplomazia americana non apriva bocca in difesa dell’ambasciatrice. Ma c’e’ di piu’: Pompeo ostacolava l’iter della procedura di impeachment alla Camera sostenendo che le deposizioni richieste all’ambasciatrice Yovanovitch ed altri diplomatici erano “improprie”. Il giudizio finale sul comportamento di Pompeo e’ che e’ partigiano ed irrealistico, totalmente insostenibile come espressione degli interessi e dei valori dell’America.
Last but not least, Michael Pompeo ha contribuito ad aggravare la frattura tra gli Stati Uniti e gli alleati europei, con una serie di discorsi, uno dei quali pronunciato a Bruxelles lo scorso Dicembre, con cui ha esaltato la sovranita’ degli stati-nazione rispetto alle istituzioni sopranazionali come l’Unione Europea. Tutto il contrario insomma delle convinzioni che informano Paesi come l’Italia che ha dato i natali ai suoi nonni. In conclusione, e’ fondato il sospetto che la linea dura ed intrattabile di Mike Pompeo sia in funzione di ambizioni presidenziali maturate durante sei anni al Congresso come Rappresentante dello stato del Kansas ma soprattutto al servizio di Donald Trump. Paradossalmente, una sconfitta di Trump alle prossime elezioni potrebbe fare di Pompeo un pericoloso aspirante presidenziale.