Portorico, una strana colonia

 A partire dal 1898, quando gli Stati Uniti sconfissero gli spagnoli e presero possesso di Portorico, l’isola caraibica resta un’anomalia storica e politica. Chi visita Portorico non se ne rende conto, l’isola e’ accogliente, incastonata da un mare color smeraldo, baciata dal sole, con una lussureggiante vegetazione e gente in apparenza felice. La realta’ socio-politica presenta una visione ben diversa: Portorico e’ sempre stata, e rimarra’, una colonia degli Stati Uniti. I suoi residenti sono cittadini americani, soggetti alle leggi degli Stati Uniti e, fintanto che c’era, alla leva, ma privi dei diritti politici degli americani.

Una ridicola anomalia permette loro di indire e di votare in un’elezione primaria ma non nell’elezione presidenziale. A loro e’ concesso di avere un rappresentante alla Camera dei Rappresentanti ma senza diritto di voto. Quel che e’ piu’ grave, i portoricani non hanno alcuna facolta’ di partecipare alla formulazione delle leggi federali che regolano l’amministrazione politica e sociale dell’isola. Non stupisce quindi che non avendo la possibilita’ di decidere del proprio destino, i portoricani in grado di farlo abbandonano l’isola e vanno a vivere a New York, Orlando e piu’ di recente nel Texas. Il risultato e’ che ci sono molto piu’ portoricani negli Stati Uniti che nell’isola. I portoricani nell’isola sono oggi meno di tre milioni e mezzo. Quindici anni fa erano sei milioni. Ed ancora, l’isola ha un tasso di poverta’ che e’ il doppio rispetto a quello del piu’ povero stato americano, il Mississippi. Specificamente, il 45 per cento del portoricani vive sotto la soglia della poverta’. Il bilancio di Portorico e’ praticamente in bancarotta da lungo tempo. Il debito ha toccato 123 miliardi di dollari. L’amministrazione di Louis Fortuno, eletta nel 2009, aveva approvato misure di bilancio volte a diminuire il debito pubblico in misura di due miliardi.

Sfortunatamente per l’amministrazione Fortuno, trentuno enti locali avevano deciso di aumentare la loro spesa. Fortuno veniva sconfitto nel 2012. Un successivo referendum sullo status di Portorico offriva le solite tre scelte: indipendenza, Commonwealth o stato. Prevaleva quella dello stato. L’ironia che affligge Portorico e’ presto detta: per quanto gli attuali residenti siano prevalentemente conservatori, nel lungo arco di tempo in cui i repubblicani hanno  esercitato le leve del potere a Washington, dal presidente al Congresso, i portoricani non hanno ricevuto alcun aiuto finanziario su base annuale dal governo federale. Ma non basta: i repubblicani, che pur potrebbero accrescere la loro maggioranza nell’isola, non hanno mosso un dito per favorire l’opzione di Portorico–stato che avrebbe regalato al GOP due senatori e un Rappresentante. 

Il Presidente Trump ha infierito contro Portorico accusando le autorita’ di aver dilapidato 92 miliardi di dollari appropriati dal Congresso per permettere la ricostruzione delle infrastrutture isolane distrutte dall’uragano Maria nel 2017. La verita’ conferma invece la costante predisposizione di Trump alla menzogna. Di fatto, la cifra in questione riflette le stime del FEMA (organo federale per le emergenze) mentre il Congresso ha stanziato 42 miliardi, la meta’dei quali dovrebbe essere spesa dal governo federale. Fino ad oggi, il fondo di assistenza federale a Portorico non supera i 14 miliardi di dollari. Il presidente Trump ha dimostrato non soltanto di non aver percepito l’enormita’ del disastro (il danno arrecato da Maria e’ calcolato in 139 miliardi) ma ha diffamato i portoricani sentenziando che FEMA “non puo’ continuare a fare pubbliche relazioni per Portorico” aggiungendo, con un ulteriore insulto, che l’uragano Maria non ha prodotto “una  vera catastrofe come Katrina”. 

Persino il Congresso riveste pesante responsabilita’ per le disgrazie che tormentano l’isola. La riforma fiscale approvata nel 2017 ha imposto un’imposta del 12,5 per cento sul reddito incamerato dalla proprieta’ intellettuale di aziende presenti a Portorico, eliminando in tal modo i vantaggi che gli investitori ricavavano stabilendo nell’isola le loro sedi di produzione, prime fra tutte quelle farmaceutiche. In pratica, Portorico veniva trattata come una nazione straniera. 

In poche parole, e’ incredibile che Portorico non sia ancora divenuto uno stato. Se lo fosse, nelle sue casse potrebbero affluire almeno dieci miliardi di tasse federali,  nuovi investimenti commerciali e l’apporto finanziario di un maggior numero di turisti.  Senza contare che grazie al voto, i portoricani potrebbero esigere un miglior trattamento con i completi benefici dei programmi federali di Medicare e  Social Security. Gli uragani, e di recente anche le scosse telluriche, sembrano accanirsi su quanti sopravvivono a  malapena. L’energia elettrica e’ inaffidabile a causa dell’inefficienza e dell’insanabile indebitamento della.

Chi puo’ permetterselo acquista generatori per avere energia in casa. Non ci sono soldi per riparare le strade che presentano vere e proprie voragini. Ma la scoperta piu’ immediata per il visitatore e’ il costo della vita, dal cibo ai beni di consumo quotidiano, decisamente superiore ad una citta’ media negli Stati Uniti. A Portorico e’ pressocche’ impossibile trovare pesce fresco al mercato. E dire che le acque dei Caraibi sono tra le piu’ pescose. Persino la frutta, che doverebbe essere a buon mercato in un’isola dal clima semi tropicale, e’ costosa. Un tempo Portorico produceva tabacco, ora non piu’. I sigari vengono confezionati con tabacco dominicano.  

Non sorprendentemente, il turismo contribuisce ben poco – il 7 per cento del PIL – all’economia dell’isola. Nel 2017 i turisti sono stati quattro milioni, con un aumento di appena il 2,6 per cento rispetto all’anno precedente. Nella vicina Repubblica Dominicana l’afflusso di turisti supera i sei milioni e contribuisce l’11,6 per cento del PIL. Il debito di Portorico ammonta attualmente a 74 miliardi di dollari ma non essendo Portorico uno stato, non puo’ avvalersi dello e pertanto non puo’ dichiarare bancarotta. La crisi finanziaria ha le sue radici nel 2014 quando le tre maggiori agenzie di credito dichiararono “junk” ossia spazzatura le obbligazioni emesse da Portorico. 

Lo status di Portorico e’ una storia senza fine. Formalmente, e’ un “territorio non incorporato”degli Stati Uniti. In poche parole, non e’ una nazione sovrana e none’ uno stato. E’ il regno dell’ambiguita’, senza diritti fondamentali ma con certi benefici. Uno deipochi benefici e’ che i portoricani non pagano tasse federali sul reddito. Portorico ha tenuto vari referendum per il suo status futuro. In passato ha vinto la formula imperante da tempo, quella del Commonwealth. Nel Giugno del 2017, tre formule venivano sottoposte al voto dei portoricani: stato, indipendenza, e il “presente stato territoriale” ossia Commonwealth. 

Questa volta prevaleva la scelta di stato con il 97 per cento dei suffragi ma la scarsa  affluenza alle urne (23 per cento) – dovuta al boicottaggio degli independentisti e dei  fautori del Commonwealth – invalidava il risultato. E’ scontato dunque che per il prossimo futuro Portorico rimarra’ un Commonwealth, una definizione che non descrive uno specifico status o rapporto politico, ma semplicemente un autogoverno con una costituzione che non puo’ essere soppresso unilateralmente dal Congresso degli Stati Uniti.  Di fatto, Portorico esiste in uno stato di limbo permanente, umiliante per i portoricani e lesivo per il ruolo morale dell’America. Non puo’ negoziare accordi internazionali, non dispone di strumenti per una politica monetaria, non puo’ accedere a finanziamenti di istituzioni multilaterali, non dispone di veri poteri fiscali. In ultima analisi, non puo’ dar vita ad una espansione economica tale da migliorare lo standard di vita della classe povera della sua popolazione. Questo e’ il destino di una colonia, non di un Commonwealth capace di autogovernarsi.

Di recente, la Governatrice di Portorico, Wanda Vazquez Garced, ha sentito il bisogno di licenziare due segretari di enti sociali –– a seguito della scoperta che aiuti di emergenza destinati alla citta’ di Ponce non erano stati distribuiti. Poco dopo veniva destituito lo stesso capo del servizio per l’amministrazione delle emergenze, giudicato responsabile della mancata consegna di prodotti di prima necessita’ alle vittime dell’uragano Maria. Tra i prodotti con validita’ scaduta figuravano acqua e cibo per neonati. La Governatrice lamentava cosi’ la corruzione: “vi e’ chi ha anteposto le proprie priorita’ a quelle del popolo di Portorico”.  

Le apparenze comunque ingannano a Portorico. Nelle zone costiere sono disseminate case bianche che ricordano l’Andalusia. Sono i villaggi che ospitano residenti temporanei, tra cui molti stranieri, sotto la costante protezione delle cosiddette comunita’ sottochiave dove si entra solo dopo attenti controlli.  Il bisogno di protezione vale anche per le case povere, che presentano inferriate con fitte sbarre alle finestre. 

Resta solo da segnalare che i portoricani sono abituati a combattere contro le avversita’ da quelle naturali a quelle politiche. Uno di loro mi ha detto: “ (ci tocca vivere un giorno alla volta). E’ una frase che non esclude una vita migliore. Giorno verra’ in cui Portorico otterra’ sollievo dallo schiacciante debito, una moderna educazione ed una nuova regolamentazione favorevole al esterno e alla produzione interna.  Sempre che a Washington cambi qualcosa, a cominciare dal presidente. 

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