ASPETTANDO IL CASTIGAMATTI

Sono molti gli americani che aspettano che il castigamatti, alias Robert Muller, si
faccia finalmente vivo. Sembra giunto il momento in cui Muller presentera’ le sue
conclusioni ma l’attesa sara’ in parte delusa per vari motivi. Il primo e’ che a quanto
pare l’indagine di Mueller non ha prodotto quello che viene comunemente definito
lo “smoking gun”, ossia la pistola fumante, la prova inconfutabile che un delitto sia
stato commesso. L’indagine in questione e’ quella sulla presunta “collusione” tra
l’organizzazione elettorale di Trump e gli agenti russi. Il presidente ha proclamato la
sua innocenza con ripetute affermazioni di “no collusion” denunciando non solo
l’assenza di prove ma l’impostazione stessa dell’indagine in un contesto processuale.
E’ una difesa che regge per il semplice motivo che il capo dell’esecutivo non sara’
chiamato a difendersi di fronte ad un giudice. La posizione del Dipartimento della
Giustizia e’ infatti che la costituzione non autorizza il rinvio a giudizio di un
presidente in carica, ma che ogni eventuale accusa nei suoi confronti sia mossa,
discussa e votata in seno al Congresso. Con le sue pervicaci asserzioni che non esiste
“collusione” e che in ogni caso un tale evento non costituisce un “reato”, Trump ha
quanto meno in parte neutralizzato l’inchiesta di Mueller nel senso che questa ha
generato aspettative che non potra’ soddisfare interamente.
In altre parole, quel che per il momento salva Trump e’ che mentre i comuni
criminali possono essere rinviati a giudizio e spesso condannati in base a
circostanze aggravanti, l’accusa rivolta ad un politico richiede prove anomale. Uno
studioso specializzato in inchieste a carico di politici, Paul Rosenzweig, segnala che
“la gente crede quello che vuole credere, non e’ interessata alla verità”.
Le prove comunque non mancano. Tanto per cominciare, sappiamo che Trump ed il
suo avvocato Michael Cohen (quello che sta per andare in galera) discussero con i
russi il progetto di costruzione di una Trump Tower a Mosca, che cercarono un
incontro con il presidente Putin nel settembre del 2015, e che il candidato
presidenziale incarico’ lo stesso Cohen di tacitare con denaro due donne che
sostenevano di aver avuto rapporti sessuali con Donald Trump. Tra i tanti elementi
che incriminano il presidente vi e’ il fatto che in una ormai famosa dichiarazione
nell’aereo presidenziale in volo Trump affermo’ di non sapere nulla circa pagamenti
effettuati alle donne mentre in seguito lo ammise implicitamente sostenendo di non
aver mai detto a Cohen di violare la legge. All’indomani delle condanne emesse per
Cohen, il presidente ha costruito un’altra difesa su fatto che Cohen e’ “un bugiardo”,
come se questo potesse scagionare il mandante dei pagamenti.
Un altro versante di procedimenti penali e’ emerso quando si e’ saputo che il
procuratore federale di Manhattan sta conducendo un’indagine sulle frodi
commesse dal comitato inaugurale di Trump. In pratica, questa branca
dell’organizzazione elettorale di Trump riceveva donazioni da parte di danarosi
personaggi che in tal modo si procuravano l’accesso alla Casa Bianca. Giorno dopo
giorno affiorano dettagli che testimoniano lo stupefacente livello di corruzione e di
bancarotta morale dell’amministrazione Trump. In altri tempi e con altre
amministrazioni, il presidente sarebbe stato immediatamente sottoposto alla

procedura di impeachment o costretto alle dimissioni. Invero, dovrebbero bastare le
frodi commesse fino ad oggi da Trump e dalla sua organizzazione commerciale, dalla
defunta Trump Foundation alla truffaldina Trump University. Se cio’ non accade con
Trump e’ perche’ un sorprendente 43 per cento degli americani diffida dell’operato
dell’inquisitore speciale Mueller mentre una parte dell’elettorato, all’incirca un
terzo, appoggia Donald Trump pur sapendo sin dagli inizi della campagna elettorale
che il candidato repubblicano aveva alle spalle numerose bancarotte e procedimenti
per malefatte commerciali. Un terzo degli americani insomma non crede che Mueller
abbia in mano prove inoppugnabili della colpevolezza di Trump. Chi ha presentato
prove fino a questo momento e’ la corte distrettuale di New York che ha condannato
Michael Cohen ad una pena detentiva di tre anni per aver violato leggi federali. In
particolare, Cohen ha confessato la propria colpevolezza dinanzi a cinque accuse di
frode fiscale ed una di aver mentito ad una banca. I procuratori federali e lo stesso
Cohen hanno attribuito i crimini a specifici ordini ricevuti da Trump. Ma c’e’ di piu’
che grava sul presidente, l’ammissione della compagnia American Media, che
pubblica il tabloid National Enquirer, di aver pagato 150.000 dollari all’ex coniglietta
Karen McDougal, “di concerto con la campagna presidenziale”, per ottenere il suo
silenzio sull’adulterio commesso da Trump. In cambio di tale ammissione, American
Media non verra’ sottoposta a giudizio.
Cohen non e’ stato il solo a rivelare i misfatti di Trump e della sua organizzazione
elettorale. Prima di lui, hanno confessato l’ex consigliere per la sicurezza nazionale
Michael Flynn, l’ex capo della campagna elettorale Paul Manaford e l’ex consigliere
elettorale George Papadopoulos. Resta da vedere che carte abbia nella manica
l’inquisitore speciale, specificamente circa il rapporto tra il business di Donald
Trump e l’interferenza russa nelle elezioni presidenziali. Cohen ha testimoniato che
Trump inseguiva un lucrativo contratto per un edificio di lusso a Mosca proprio in
coincidenza con l’attivita’ di interferenza russa nell’elezione presidenziale
americana.
Per quanto la posizione del presidente si sia fatta piu’ vulnerabile a seguito della
condanna di Cohen, che fa di Trump un “cospiratore non rinviato a giudizio” come lo
fu a suo tempo Richard Nixon, occorrono prove piu’ compromettenti che non gli
illeciti connessi ai finanziamenti della campagna elettorale. L’interrogativo resta
insomma se il rapporto che presentera’ Mueller conterra’ o meno capi di accusa
criminali tali da giustificare uno stato di accusa congressuale ed in ultima, ma
improbabile analisi procedimenti giudiziari. Perche’ questo e’ il logico punto di
approdo politico che secondo il calcolo dei democratici dovrebbe frantumare, o
quanto meno indebolire la base di appoggio elettorale di Donald Trump.
I democratici stanno preparando le munizioni per assaltare il fortino trumpista
facendo leva su un’altra accusa finora non provata, quella dell’ostruzione del corso
della giustizia, accusa collegata all’esauterazione del capo dello FBI James Comey.
Anche in questo caso, come in quello del suo avvocato Cohen, Trump ha
ripetutamente cambiato le versioni dei fatti. La difesa di Trump, secondo cui Cohen
e’ un reo giudicato per le sue menzogne e quindi inaffidabile, e’ fortemente inficiata

da testimoni come il presidente di American Media David Pecker, amico del
presidente, che ha ammesso di aver discusso con Trump e Cohen la strategia volta
ad evitare che le accuse delle due donne divenissero di pubblico dominio. Infine,
nella pioggia di procedimenti che sta per riversarsi su Trump spicca il ruolo che si
appresta a rivestire l’uomo che e’ ormai considerato la nemesi del presidente, il
Congressman Adam Schiff, il prossimo capo del Select Committee on Intelligence
della Camera dei Rappresentanti. In una inchiesta parlamentare che si preannuncia
parallela a quella di Mueller, Schiff ha gia’ segnalato che intende varcare la “linea
rossa” tracciata da Trump indagando sulle sue proprieta’ e sulla dichiarazione di
redditi che il presidente si e’ fino ad oggi rifiutato di rendere pubblica. In altre
parole, Schiff seguira’ ogni traccia di denaro riconducibile alla campagna elettorale
ed alle proprieta’ di Donald Trump. Esiste la forte possibilita’ insomma che a scavare
la fossa alla presidenza Trump possa essere l’indagine sulle finanze piuttosto che il
rapporto compilato dall’inquisitore Mueller, la cui pubblicazione e’ subordinata ad
una decisione del Dipartimento della Giustizia. I democratici non mancheranno di
far conoscere al pubblico ogni dettaglio delle inchieste parlamentari. In conclusione,
la presidenza Trump sta per essere sommersa da un vero tsunami del Congresso.
Che questo porti ad un impeachment e’ irrilevante. Ma puo’ succedere di tutto.

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