L’America affronta una scelta drammatica nelle elezioni midterm: non si tratta più di scegliere tra il partito democratico e quello repubblicano, nè tra destra e sinistra, nè tra liberali e conservatori. Il presidente è stato di una chiarezza che mancava da fin troppo tempo: “La minaccia che incombe sull’America – ha
detto Joe Biden – è quella di Donald Trump, che rappresenta un estremismo che minaccia le stesse fondamenta della nostra Repubblica”. Quel che Biden ha affermato, nella storica Independence Hall di Filadelfia, è una condanna senza precedenti nei confronti di un avversario politico che a sua volta manifesta una tracotanza aldilá dei limiti di un normale confronto politico. Un commentatore politico ha richiamato l’enorme gravità del momento politico in questi termini: gli americani sono chiamati a scegliere tra democrazia o fascismo autoritario. Mai prima d’ora i commentatori liberali americani avevano
tirato in ballo il fascismo. Sull’opposto versante, non mancano le forze del MAGA trumpiano che minacciano una nuova guerra civile. Tra i suoi esponenti figurano senatori e rappresentanti repubblicani al Congresso, tra i quali personaggi spregiudicati come il senatore Graham della South Carolina.
Sulla scorta degli ultimi sviluppi, tra cui il marasma che circonda il raid FBI a Mar-a-Lago, è realistico affermare che l’America odierna è in uno stato di caos. L’ultima conferma in ordine di tempo è quella del caos creato dal presidente uscente, che ignorando ogni norma legislativa ed amministrativa si era impadronito di una massa di documenti segreti e confidenziali di vario genere ed aveva disposto che venissero prelevati nella Casa Bianca al momento della sua uscita. In quelle casse è finito di tutto, dai documenti contenenti segreti della sicurezza nazionale, ad oggetti di vestiario, ritagli di giornale, fotografie e lettere a molteplici destinatari, e persino un fascicolo contenente informazioni sulla vita sessuale del presidente francese Macon. Per tutta risposta, l’ex presidente insisteva che era suo diritto custodire quei documenti in quanto lui stesso li aveva “declassificati”, mentre di fatto era obbligato a consegnarli agli archivi nazionali in base ad una precisa disposizione legislativa.
Contemporaneamente alle rivelazioni circa il contenuto delle casse trafugate dalla Casa Bianca, l’ex presidente lanciava l’ennesima provocazione, facendo sapere che se dovesse essere rieletto procederà a concedere il perdono presidenziale a tutti i membri della marmaglia condannati per le violenze commesse il 6 gennaio 2021. Trump andava più oltre, con un ulteriore insulto, annunciando che avrebbe presentato scuse formali ai facinorosi assalitori del Campidoglio.
E’ ormai scontato che la campagna elettorale di mezzo termine – che tradizionalmente è aperta dal Labor Day di questa fine settimana – presenterà lo spettacolo di un presidente democratico insolitamente combattivo grazie anche ad un paio di vittorie in elezioni primarie e, ben più importante, nella
elezione speciale in Alaska per il suo unico seggio alla Camera, conquistato da una democratica, Mary Peltola, che ha sconfitto l’ex candidata repubblicana alla presidenza Sarah Palin. Il seggio dell’Alaska era stato repubblicano dal 1973. Il presidente Biden ha definito la contesa elettorale di Novembre (per l’intera
Camera dei Rappresentanti ed un terzo del Senato) “una battaglia per l’anima della nazione”. Il battagliero messaggio alla nazione segna anche un rilevante cambio di strategia nel campo democratico in quanto Biden non deve preoccuparsi più di tanto dell’offensiva repubblicana agganciata all’economia e all’inflazione. Le ultime stime relative allo stato dell’economia sono decisamente incoraggianti.
L’economia è tecnicamente in una fase recessiva ma di fatto l’inflazione si sta contraendo; il prezzo della benzina è sotto i 4 dollari al gallone, la disoccupazione al 3,5 per cento, il livello più basso dal 1969 ad oggi, ed infine l’occupazione in forte aumento. In altre parole, non esiste lo spettro della recessione.
Vi è un ultimo elemento che conforta i democratici nella loro campagna per mantenere il controllo delle due camere del Congresso. Le previsioni degli esperti all’indomani della sentenza della Corte Costituzionale che ha posto fine alla pratica dell’aborto hanno gettato un grosso bastone tra le ruote dei
candidati repubblicani. Molti di loro hanno smesso di esaltare la decisione della Corte Suprema per l’aborto e di definire “estremisti” gli sforzi di una maggioranza di americani che si battono per proteggere l’accesso all’aborto. Gli elettori americani non possono ora non tener conto della presa di posizione
di un comitato di esperti dell’ONU sul pesante impatto negativo di quella decisione sui diritti delle minoranze razziali ed etniche. Gli esperti hanno condannato il tasso più alto di mortalità e morbosità materna per afro-americani, latinos, indigeni e immigrati. In poche parole, è ormai evidente che l’aborto stimola un deciso contraccolpo elettorale a favore dei democratici.
Il caso dei documenti segreti sui quali l’ex presidente accampa il diritto di proprietà si è fatto ancor più pericoloso per lui da quando il Dipartimento della Giustizia ha dissigillato un centinaio di documenti che Trump aveva nascosto nella sua residenza di Mar-a-Lago. Tra questi figurano 53 fascicoli vuoti che
recano la dicitura “restituiti al segretario dello staff e agli addetti militari”. Di questi non si è finora trovato traccia. La documentazione rilasciata a seguito della decisione del giudice contiene tre documenti confidenziali, 17 segreti e 7 top-secret. In aggiunta, tre documenti definiti “classificati” sono stati
rinvenuti sulla scrivania dell’ex presidente. Il materiale classificato riveste decisiva importanza nelle indagini in corso presso il Dipartimento della Giustizia in forza della comunicazione secondo cui i documenti in questione erano stati”probabilmente nascosti e rimossi”. In definitiva, i responsabili
della giustizia stanno svolgendo una vera e propria istruttoria indirizzata a stabilire se Donald Trump commise il reato di ostruzione della giustizia oltre alla violazione dello Espionage Act. Trump si difende asserendo che una gran parte dei documenti sono protetti dall’accordo tra avvocato e cliente nonchè
da privilegi esecutivi. A dare un’idea della esecrabile protervia di un uomo che ha guidato la nazione su un terreno anti-costituzionale se non propriamente criminoso basti questo fatto: dei 10.000 documenti sequestrati dallo FBI, 1.463 sono stati trovati nell’ufficio dell’ex presidente e 8.141 nei depositi della cantina della sua residenza. Per Donald Trump si preparano giorni pesanti ma bisognerà attendere l’esito di una battaglia con la giustizia che Trump non può vincere. Le elezioni di Novembre hanno molto a che vedere con il destino del Donald.