Chi di tweet ferisce, di tweet perisce. Questa riedizione di un vecchio proverbio si applica oggi all’ex presidente Trump, che aveva fatto dei tweet la spada con cui ferire istituzioni, individui e principi morali
durante la sua catastrofica presidenza. Il tweet in questione, che seppellisce ogni sua velleità di essere rieletto, è quello inviato da Trump per radunare nel prato antistante la Casa Bianca la massa
dei suoi violenti seguaci pronti all’insurrezione, in effetti ad una vera e propria guerra civile in America. Per la prima volta nella storia, un presidente americano convocava una protesta contro il proprio
governo, nello scoperto tentativo di arrestare il conteggio dei voti del Collegio Elettorale in un’elezione che aveva perso. Il giudizio del Tribunale della Storia è scontato. Manca solo il verdetto popolare, quello della parte sana dell’elettorato americano che nel giro di un anno o poco più destinerà Donald Trump alla pattumiera della storia, come ebbe a definirla Leon Trotsky sentenziando i Menscevichi.
La sentenza della storia può essere anticipata sin da adesso: gli Stati Uniti non avranno più Trump come presidente. Il tempo stringe e l’unica mossa disponibile a Trump è quella di annunciare la sua candidatura formale alla rielezione. Il calcolo è quello di cavalcare l’onda di una vittoria repubblicana nelle prossime elezioni di mezzo termine a novembre. Ma anche se questa previsione dovesse avverarsi, i suoi maggiori
effetti riguarderebbero non giá la rielezione di Donald Trump ma quella di Joe Biden. Questa infatti appare compromessa da un fatto singolo, il pessimismo degli americani che secondo l’ultimo rilevamento demoscopico andranno alle urne giudicando l’inflazione il fattore decisivo che pesa sul loro voto. Secondo questo sondaggio, è un giudizio condiviso dal 78 per cento degli aventi diritto al voto. E’ una sentenza che pesa come un macigno sulla presidenza Biden.
Nel campo repubblicano, il quesito si pone in questi termini: per quanto tempo potrà Trump sottrarsi al pericolo di una indagine circa i suoi trascorsi in violazione delle norme che regolano il pacifico trapasso dei poteri? Trump è preso nelle morse di una tenaglia: da una parte il comitato speciale della Camera dei Rappresentanti che ha presentato prove inoppugnabili, come quelle che denunciano il tentativo di Trump di rovesciare l’esito dell’elezione con liste adulterate di elettori repubblicani in sostituzione di quelle risultanti dallo spoglio delle schede elettorali. Dall’altra, l’inchiesta condotta dal Dipartimento della
Giustizia che ha ricevuto una mole di documenti raccolti dalla commissione congressuale che coincidono nel comprovare il ricorso del presidente sconfitto a fantomatiche liste di elettori alternativi. Di pari passo, aumenta la visibilità e la credibilità di testimoni delle nefandezze di Trump come l’idea di sottoporre a sequestro le macchine che registrano i suffragi. Tra i funzionari che si sono distinti in questo campo figura l’ex consigliere legale di Trump, Pat Cipollone, che mise in guardia i fedelissimi della Casa Bianca dinanzi alle illegalità che venivano commesse. La testimonianza con cui ha bollato l’operato di Trump gli è già valsa un riconoscimento storico.
Donald Trump si preoccupa intanto di neutralizzare la spinta elettorale di probabili candidati presidenziali, primo fra tutti il Governatore della Florida De Santis. Trump non ha molto tempo a disposizione perchè ogni giorno che passa aumenta il numero di elettori repubblicani che cominciano a guardare al futuro ed al superamento della situazione di stallo prodotta dall’ossessiva focalizzazione di Trump sul “furto” democratico nella consultazione presidenziale. Non sono grandi numeri ma la tendenza nel campo repubblicano è di un progressivo logoramento dell’ universo trumpiano. I pretendenti alla nomination repubblicana si muovono intanto come pescecani attratti dalla preda, organizzando riunioni di potenziali finanziatori e gettando le basi di campagne elettorali nel vicino futuro. Quella di Donald Trump è invece una corsa contro il tempo che finirà nell’ultima sconfitta.
grazie Marino! Sono senza parole, Giovanna
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