L’America regredisce ed annulla il diritto all’aborto

Come se non bastasse che l’America è spaccata a metà tra democratici e trumpiani, adesso ci è messa la Corte Suprema ad approfondire il solco che divide la nazione e mette in
pericolo l’ordine costituzionale che fino ad oggi era chiamata a tutelare. Con una bozza decisionale che in pratica annulla la legge che riconosceva il diritto all’aborto, l’alta corte
costituzionale rovescia la legislazione esistente affossandoil principio dello “stare decidis” in base al quale le leggi in vigore da anni non possono essere ribaltate. A tanto però si è giunti
in conseguenza della nomina di tre nuovi giudici da parte del presidente Trump. E per quanto due dei nuovi giudici avessero affermato in sede di interrogatorio senatoriale che avrebbero rispettato lo “stare decidis” in ordine alla costituzionalità del diritto all’aborto, la maggioranza
conservatrice della corte ha affidato ad un giudice oltranzista l’incarico di redarre una bozza di decisione che abolisce il diritto all’aborto approvato mezzo secolo fa. Il giudice responsabile di un tale capolavoro di frantumazione politica di una legge fondamentale per i diritti delle donne e’ un italo-americano, Samuel Alito, un magistrato che dal momento del suo ingresso nell’alta corte, su nomina del presidente Bush, non ha fatto altro
che avversare con diabolica pervicacia l’esistenza di diritti che dovrebbero essere fondamentali in un paese civile, da quelli dei lavoratori a quelli delle donne. Ma qualcuno nello staff della Corte Suprema ha sfidato la tradizione del più ferreo segreto osservato dai
giuidici e dai loro “law clerks” all’interno dello staff e ha passato una copia del progetto di decisione a Politico. La pubblicazione del documento ha avuto l’effetto di una
bomba che ha sconvolto la vita politica del Paese e gli scenari elettorali del prossimo novembre.

Di colpo, la fuga del documento ha generato una serie di conseguenze che non possono che accelerare il processo di polarizzazione fino agli estremi della disgregazione nazionale messa in moto dalla presidenza Trump. Mentre il mondo civile si è evoluto al punto da riconoscere innovazioni legislative che sanciscono una vasta serie di conquiste sociali e di mutazioni politiche, religiose e morali – tra le quali l’aborto ed i matrimoni gay – l’America torna indietro e piomba in un lacerante abisso istituzionale che danneggia le donne, in modo speciale quelle appartenenti al ceto più povero che si vedono private della possibilità di ricorrere all’aborto in una maggioranza degli stati dell’Unione

Il fatto più sconcertante è che tutti i rilevamenti di pubblica opinione testimoniano l’esistenza di un buon sessanta per cento di americani favorevoli all’aborto. Ma questa massa non considera l’aborto un tema prioritario, mentre invece lo è per una percentuale
ridotta ma accanitamente avversa all’aborto. E’ da mezzo secolo che questo nucleo lotta per sconfiggere la legislazione pro-aborto, con manifestazioni anche violente, come l’assalto alle cliniche che praticano aborti, e una virulenta propaganda che esalta la “santità della vita”. Sul piano politico, si toccano estremi sconvolgenticome una legge approvata dall’Indiana, di cui era governatore l’ex vice presidente Pence, che obbligava le donne a celebrare
funerali per i feti. E’ da decenni insomma che infuria la battaglia per sopprimere il diritto all’aborto. Grazie al giudice italo-americano si sta facendo incandescente. In questo clima l’America si appresta a ricevere il verdetto anti-aborto che in pratica permetterà
a circa la metà degli stati amministrati dai conservatori di proibire o limitare fortemente la pratica dell’aborto. In particolare, tredici stati dichiareranno illegale il ricorso all’aborto. Molti
temono che la proibizione verrà estesa all’aborto medico, fino a giungere alla proibizione della consegna per posta delle pillole per l’aborto.

La decisione della Corte Suprema, ormai scontata con la probabile maggioranza di cinque contro quattro giudici, verrà annunciata a giugno. La corte ha ammesso pubblicamente
che la bozza diffusa illegalmente è autentica. Naturalmente il giudice capo ha disposto un’inchiesta, con immancabili misure punitive per il responsabile della fuga. Di fatto, la divulgazione della bozza segreta non fa che accrescere la perdita di prestigio
e di autorevolezza della Corte Suprema, rivelatasi ormai un organismo politico a tutti gli effetti non più garante dei principi di un’alta magistratura indipendente.

Di fatto, l’imminente pubblicazione della sentenza che rovescia la legalizzazione dell’aborto – nota come Roe vs Wade – fornisce ai democratici l’occasione per dirottare il dibattito
dall’incertezza politica e dall’inflazione che rovinano l’amministrazione Biden ad un conflitto sociale che avrà come protagonista l’elettorato femminile, in modo speciale quello dei grandi
sobborghi, innescando l’energia che in passato ha favorito il partito democratico. I liberali sono giá passati all’attacco per raccogliere il frutto dell’ostilità delle donne e della diffusa rabbia dei sostenitori del diritto all’aborto. Certo è che un’opposizione democratica galvanizzata dal colpo di mano degli ultra-conservatori dell’alta corte introduce un forte elemento di incertezza sul risultato delle elezioni di novembre per il rinnovo della Camera dei Rappresentanti e di un terzo del Senato. Saranno le donne, in definitiva, a decidere la consultazione. Non solo quelle dei sobborghi, va osservato, ma anche, se non soprattutto, quelle in età riproduttiva che per più di metà vivono in stati governati da politici ostili all’aborto (il 58 per cento stando a rilevamenti demoscopici). Di fatto, sono ventisei gli stati che hanno indicato di voler sopprimere l’aborto. Una minoranza è pronta invece a proteggerli, come ad esempio la California che intende inserire il diritto all’aborto nella costituzione dello stato. L’America e’ sempre più divisa e le istituzioni traballano, come avviene ora nel caso di una Corte Suprema dove viene distrutta la fiducia tra i suoi membri e all’interno dello staff. Ed infine, per le ripercussioni della decisione stessa, redatta da un giudice esasperato dalla sua ideologia, una decisione che i due Speaker del Senato e della Camera, Charles Schumer e Nancy Pelosi, hanno definito “abominevole, una delle peggiori e più nocive nella storia moderna”.

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