Joe Biden Non Ha Fortuna

Joe Biden non ha fortuna. Proprio mentre sembrava che il tragico destino
di un’altra guerra in Europa lo avesse chiamato ad un compito di leadership
in difesa delle democrazie europee, il suo sforzo encomiabile di portare unità nel
campo occidentale è appannato dalla dicotomia esistente tra la volontà
di non pochi Paesi europei di intensificare gli sforzi a favore della sopravvivenza
dell’Ucraina e l’obbligazione strategica avvertita dal presidente americano di
evitare una escalation del conflitto che potrebbe condurre ad uno scontro diretto tra
la NATO e la Russia. Il dissidio tra le posizioni di Biden da una parte ed influenti
alleati europei dall’altra non è neppure tanto sottile perchè ha ramificazioni in seno
allo stesso Congresso americano. Come noto, esso procede dal rifiuto di Biden
di accettare l’offerta avanzata dalla Polonia di cedere uno stormo dei suoi
MIG 29 all’Ucraina, previo garanzia di rimpiazzarli con caccia americani di
ultima generazione. “Non capisco la logica che non ci permette di dare
immediatamente gli aerei all’Ucraina”, ha tuonato il senatore Mitt Romney,
già candidato alla presidenza e di fatto un repubblicano moderato nel Congresso.
Ed ancora, la Polonia continua a rendere la vita difficile al presidente americano
quando propone l’invio in Ucraina di una forza multinazionale di peacekeeping
da dislocarsi in zone dove non infuriano combattimenti. A parte il fatto
che un tale dislocamento è astruso ed irrealizzabile, la Casa Bianca ed il
Pentagono escludono la possibilità di esporre il corpo di spedizione americano
ad un possibile scontro con unità russe.

Non sorprende che negli attuali drammatici frangenti della guerra in Ucraina
gli ambienti conservatori esprimano inquietudini per la missione che il
presidente democratico ha intrapreso oggi per un incontro straordinario
a Bruxelles del Gruppo G7 ed un summit con leader europei. Dicono i
repubblicani: Biden deve decidersi se aiutare gli ucraini a vincere oppure
limitarsi a contenere Putin. Una strategia di contenimento – aggiungono –
rischia di creare uno stallo nel quale gli alleati europei potrebbero scegliere
di allentare le sanzioni. Si tratta chiaramente di frecciate ingenerose perchè
l’Amministrazione Biden ha stanziato ingenti fondi per l’invio in Ucraina
di equipaggiamenti bellici che sconfinano nel campo offensivo. Pezzi
grossi dell’armamento americano stanno arrivando proprio ora. Ma guerra o
non guerra, i repubblicani fanno di tutto per indebolire la posizione di Joe
Biden in vista delle elezioni congressuali di Novembre. Le statistiche sulla
popolarità del presidente non sono incoraggianti. Il quoziente di approvazione è
sceso al 40 per cento, il più basso fino ad oggi. E dire che la situazione
economica è eccellente, con la speranza che l’inflazione possa scendere.

Per l’Ucraina, l’unica rivalsa del presidente è quella di annunciare nuove sanzioni
contro la Russia oltre che di stringere ancor più la vite su quelle esistenti. Il che
avverrà puntualmente. Intanto esiste il problema di come trattare le opzioni che si
presentano dinanzi alle minacce di Putin di ricorrere ad armi nucleari tattiche per non
parlare del pericolo dell’utilizzo di armi chimiche da parte della Russia,
intensamente denunciato dal Pentagono. Le risposte a queste opzioni
si stanno facendo tema dominante nelle discussioni in campo alleato.
Sarebbe irrealistico asserire che su di esse possa emergere unanimità,
come del resto provano le forti pulsioni pacifiste, per non dire velatamente
putiniane come quelle nel parlamento italiano. A Bruxelles gli alleati
sono chiamati a pronunciarsi sulle opzioni, ma intanto l’Amministrazione Biden
ha deciso di rafforzare il fianco centro europeo della NATO, con nuovi
dislocamenti di truppe ed il potenziamento della forza aerea. Viene anche
progettata l’installazione di una vasta base militare, presumibilmente
in Polonia.

Quanto alla situazione strategica, non vi è dubbio su un aspetto della guerra
in atto: Putin non mollerà perchè sorretto dal calcolo che l’intensificazione del conflitto e le perduranti devastazioni finiranno col logorare il fronte unito dell’Occidente e della stessa NATO. La escalation, o quanto meno la minaccia di escalation, rientra nella sua
strategia, soprattutto in conseguenza del fatto che i piani di un rapido
raggiungimento degli obiettivi dell’invasione sono falliti. Per contro, molti
a Washington ipotizzano che le forti perdite della forza di invasione russa
ed il logoramento dei suoi mezzi, per non parlare della mancata conquista di
Kiev, costringeranno Vladimir Putin a trattare, contando su un regolamento di
fatto con cui potrà annettere alla Russia la vasta fascia del littorale sul Mar Nero.
Da parte americana si afferma che la duplice strategia di support all’Ucraina e di punizione della Russia funziona e si dimostrerà efficace con il tempo. Di fatto, però, le sanzioni fin qui attuate non hanno fermato il disegno territoriale di Putin in Ucraina e
resta da vedere fino a che punto gli alleati vorranno aderire ad un supplemento
di sanzioni visto che la dipendenza europea dalle fonti di energia russa non
cesserà in breve tempo. Continuerà dunque ad essere essenziale una unità di
intenti che il presidente Biden si sforza di mantenere in piedi su un fronte in imprevedibile movimento. Il tempo non gioca necessariamente a favore di Joe Biden, sottoposto a forti tensioni nel campo alleato ed a casa propria. I prossimi giorni in Europa – dopo Bruxelles Biden andrà a Varsavia – diranno molto sulla sua tenuta.

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