LO SPETTRO DELLE LEGISLATURE SULL’ELEZIONEPRESIDENZIALE

La strategia di Donald Trump per la rielezione nel 2024 non è un segreto ma é chiara e lampante. Ha pure un nome: “legislatura indipendente degli stati”. In altre parole: le legislature degli stati possono ottenere il controllo “plenario”, ossia esclusivo, delle norme valide per la scelta degli “elettori presidenziali”. In pratica, ogni legislatura avrebbe a sua disposizione una base legale per annullare il risultato
dell’elezione e potrebbe procedere a nominare gli “elettori” che preferisce. E’ uno spettro che grava sul sistema elettorale americano nel senso che una legislatura statale avrebbe il potere di imporre le sue norme elettorali in una sconvolgente interpretazione dell’Articolo II della Costituzione.
Il pericolo esiste perchè quattro giudici della Corte Suprema – tra i quali l’estremista italo-americano Alito – hanno già espresso una misura di appoggio per quella interpretazione. Qualora a questi quattro si unisse la passionaria anti-aborto Amy Coney Barrett, l’ultimo giudice nominato daTrump, la
frittata sarebbe fatta. Questa è dunque la strategia trumpiana che si affida ad un numero sufficientemente ampio di legislature controllate dai repubblicani, arroccate su un’interpretazione costituzionale che annullerebbe una vittoria democratica nella consultazione presidenziale. In un recente articolo che ha suonato un forte campanello d’allarme sui disegni anti-costituzionali di Donald

Trump, Barton Gellman dell’Atlantic ha fatto notare che per l’attuazione di quella strategia Donald Trump non si affida agli azzeccagarbugli che perorarono la sua assurda denuncia di brogli elettorali nel 2020 ma alla Federalist Society ed ai gruppi di “dark money” (destinatari di finanziamenti occulti), come lo screditato Honest Election Project, specializzato in tattiche per la soppressione di voti democratici. La conclusione emergente è che se in America dovesse prevalere la tesi che le legislature possono in effetti annullare il voto popolare, la democrazia diverrebbe di colpo lettera morta. L’attuazione di leggi che previlegiano le legislature anzichè la regolamentazione federale è dunque al centro del tentativo
di Trump di strappare le rielezione facendo leva sulle legislature repubblicane, e servendosi degli esistenti incarichi, dai segretari di stato agli organi addetti alla conta e al controllo dei suffragi. In parole povere, il pericolo che si pone alla democrazia è che alcuni stati non si attengano agli statuti che regolano lo svolgimento delle elezioni. Una schiera di legali associati al movimento MAGA è al lavoro da tempo per individuare e sfruttare i punti deboli dell’ordinamento elettorale. Una forte possibilità, come dicevamo, è che il confitto legale finisca alla Corte Suprema che a tutti gli effetti è nelle mani dei repubblicani. Sullo sfondo, infuria il confronto che il campo repubblicano è pronto a spingere a gravi
conseguenze, da una nuova insurrezione alla violenza su scala nazionale. Molto, se non tutto, dipende da come l’amministrazione

Biden reagirà nell’imminenza delle elezioni di midterm, nel novembre 2022. Biden deve attuare la giusta strategia per scongiurare che anche poche legislature statali si arroghino il controllo sulle scelte degli “elettori presidenziali”. La Corte Suprema infatti potrebbe recepire le pressioni che non mancherebbero di manifestarsi nel caso in cui il GOP repubblicano dovesse conquistare la maggioranza del Senato
e della Camera dei Rappresentanti. In tal caso, saranno i repubblicani a contare a voti ed a spianare la strada al grande ritorno di Donald Trump. E’ uno scenario che mette sotto processo la democrazia americana e che Joseph Biden ha il dovere di arrestare mettendo in campo tutti i poteri e le risorse della presidenza. Sarà Biden all’altezza di questa sfida?

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