IL TRAPASSO DEI POTERI NELLA TREGENDA

Un’America profondamente divisa, sconvolta dal tentativo di insurrezione e dal micidiale diffondersi della pandemia, si appresta a dare un timido benvenuto al suo presidente piu’ anziano e un good-bye a denti stretti ad un presidente che ha spaccato il paese. Allo scadere di un tumultuoso quadriennio, Donald Trump
ha trascorso i suoi ultimi giorni alla Casa Bianca nel complete silenzio, dovuto in gran parte alla perdita del suo megafono presidenziale di Twitter. Per la prima volta nella sua storia, la capitale Washington non ha assistito alla cerimonia di trapasso dei poteri in uno dei portici del Campidoglio fortificato e protetto da uno
schieramento di soldati superiore a quello che gli Stati Uniti mantengono nell’Afghanistan, Siria e Irak. Prima di lasciare la Casa Bianca, il presidente uscente emanera’ una raffica di “pardons” a parenti, amici e correligionari della grande menzogna sull’esito delle elezioni. In parole povere, si trattera’ di una vera cornucopia a beneficio di criminali.
Trump non sara’ piu’ a Washington quando nelle stesse aule dell’assalto trumpista al Campidoglio si procedera’ al processo di impeachment che la costituzione assegna al senato. Che Trump venga condannato a meno non importa. Dinanzi alla storia, Donald Trump sara’ stato sottoposto due volte ad impeachment, con un secondo procedimento ben piu’ grave in quanto collegato ad un’unica pesante imputazione, quella di aver istigato una insurrezione contro lo stato. E dire che all’indomani della vittoria elettorale di Joe Biden, il futuro di Donald Trump appariva destinato ad una catarsi meno scura di quella che invece assumeva contorni sconvolgenti man mano che Trump perseguiva la distruttiva strategia di dichiararsi derubato della presidenza, foriera di violenze da parte dei suoi sostenitori. Di fatto, il partito repubblicano aveva conquistato vari seggi alla Camera dei Rappresentanti e poteva mantenere la maggioranza al senato nel caso in cui fosse prevalso uno dei suoi candidati a due seggi senatoriali nella Georgia. Ma l’asprezza della sfida ancorata
a presunti brogli elettorali, la moltitudine di ricorsi alla magistratura ed il loro fallimento presso le corti ed infine l’esplosione delle minacce sui social media creavano una nuova situazione che portava alla conquista democratica dei due seggi in palio e della maggioranza al senato ed alla perdita di controllo sulla cinghia di
trasmissione trumpista dei canali di social media. Trump lascia dietro di se un’eredita’ perniciosa per l’America, quella di aver minato la fiducia degli americani nella sicurezza delle elezioni, di aver ingigantito l’infondata convinzione di molti circa l’esistenza di frodi elettorali su vasta scala ma sopra tutto la perversa campagna volta a restringere l’accesso delle minoranze all’esercizio del diritto di voto. La stridula ripetizione di Trump secondo cui le frodi elettorali gli avrebbero sottratto il rinnovo del mandato presidenziale ha introdotto una narrativa che il partito repubblicano ha assorbito fino in fondo. Fin dal momento in cui Trump ha cominciato a denunciare la minaccia di un forte voto per corrispondenza manipolato dai democratici per sconfiggerlo, la quasi totalita’ del partito repubblicano l’ha accettata come realta’. Questa certezza nella massa degli elettori repubblicani si e’ tradotta nel rifiuto di accettare Biden come un presidente legittimamente eletto.
L’oltraggiosa resistenza di Trump, quanto meno alla tradizione di una “concessione” nei confronti di Biden, e il fanatico movimento di protesta dei suoi sostenitori hanno portato alla catastrofe dell’assalto al Campidoglio su istigazione del presidente. La maggioranza degli americani non ha potuto piu’ ignorare la pericolosa involuzione verso un colpo di stato che richiedeva l’intervento del vice presidente Pence. Il rifiuto di Pence di prestarsi ad un ribaltamento del voto nelle operazioni di omologazione parlamentare ha finalmente segnato
il destino di Trump. La falcidia del Covid-19 tra la noncuranza irresponsabile del presidente ha fatto il resto. All’immediata vigilia dell’insediamento di Biden, un crescente numero di repubblicani ha abbandonato la causa di Trump, che e’ visto privato della disponibilita’ dei social media per pronunciare un messaggio di “farewell” ossia di commiato alla nazione. Il futuro di Joe Biden alla guida dell’America e’ cosparso di pericoli estremisti, di trabocchetti vari disseminati dalla gestione Trump e di differenze incolmabili tra l’America “blu” e quella “rossa”che hanno le loro radici nelle divisioni sulla identita’culturale. Il sistema di “checks and balances”, per il quale l’America era giustamente additata come esempio, ha funzionato a malapena, certamente non presso la Corte Suprema fagocitata dai conservatori, ma guarda caso, presso le corti, molte delle quali composte ma magistrati nominati da Trump. Di fatto, l’opera di salvaguardia piu’ efficace l’hanno svolta proprio quei funzionari repubblicani, come il segretario di stato della Georgia Brad Raffensperger che ha tenuto testa al presidente che gli chiedeva di trovare 11.000 voti che avrebbero rovesciato il responso delle urne nello stato.
Per quanto sia essenziale avviare impegnative riforme costituzionali, come una nuova legge sui diritti di voto, e’ prioritario che l’azione legislativa della nuova amministrazione metta mano quanto prima a piani di stimolo economico ed alle decadenti infrastrutture. Questo si attende da Biden la parte sana dell’America. E su questo insiste lo stesso Joen Biden quando promette un ritorno alla normalita’. Di fatto, la normalita’ continuera’ a rappresentare, per molto tempo ancora, una chimera. La nazione ha preso atto delle conseguenze di una eccessiva lealta’ ad un presidente senza scrupoli, circondato com’era Trump da sicofanti. Sono anche questi i responsabili del propagarsi della pandemia con la supina accettazione del rifiuto presidenziale delle mascherine protettive. Il tema piu’ scottante che accompagna l’esordio dell’amministrazione Biden riguarda in verita’ quel che ci si puo’ aspettare da una larga massa di repubblicani che non sembra disposta ad accettare la realta’ della loro estromissione dal potere. Vi e’ chi
teme che un forte nucleo di trumpisti dia vita ad un movimento di opposizione violenta, con una matrice terroristica. L’ideologia anti-establishment e’ sempre esistita negli Stati Uniti ma l’operato anti-costituzionale di Donald Trump ed i suoi sforzi mirati a delegittimare la presidenza Biden non possono non aver
incrinato le istituzioni socio-politiche, per non parlare della loro autorita’ morale. Entro questi parametri di ricostituzione della democrazia americana e della necessita’ di reintegrare il ruolo e le responsabilita’ del congresso, Joseph Biden dovra’ muoversi con decisione ma anche con la modestia che lo contraddistingue.
Egli parte con un buon vantaggio: oltre alla Casa Bianca i democratici occupano i due rami del Congresso. Donald Trump ha perso tutto per il partito repubblicano. Sarebbe ora che i repubblicani si rendessero conto che alla resa dei conti i trumpismo e’ stato esiziale e che si impone una svolta. Il che e’ certamente nell’interesse del Paese stesso.

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