Mai prima d’ora un presidente eletto si era impadronito della scena nazionale
scalzando un presidente “anatra zoppa”, come e’ avvenuto nel contesto della
campagna volta a contenere una vera strage di americani dovuta al Covid-19.
Il presidente eletto Joseph Biden ha rapidamente installato un gruppo di
esperti virologi ed epidemiologi per attuare una strategia di sanita’ pubblica che il
presidente Trump non ha mai voluto o saputo concepire. Tra l’altro,
Biden ha chiesto al dottor Anthony Fauci di partecipare alla campagna
anti-virus in qualita’di “capo consigliere medico”. Mentre Biden prendeva
in mano le redini di quella strategia, in una giornata in cui 2.800 americani
soccombevano al morbo, il presidente era impegnato in tese
discussioni alla Casa Bianca sulla concessione di un gran numero di “pardons”
volti a mettere al sicuro da accuse federali, ma non civili, le figlie, il genero ed
una consorteria di fedelissimi consiglieri, primo fra tutti Rudy Giuliani, e sicofanti
di varia estrazione.
Per qualche tempo i democratici hanno temuto che Donald Trump fosse
intenzionato a ordire l’equivalente di un colpo di stato. Di fatto, il presidente
uscente e’ posseduto dall’ossessione di ribaltare l’esito della consultazione
elettorale con una nevrotica sfilza di ricorsi alla magistratura che vengono
puntualmente respinti per mancanza di prove. Ben sapendo che i suoi giorni
alla Casa Bianca sono contati, Donald Trump si preoccupa di accumulare fondi
per la sua eredita’ politica, che e’ moralmente marcia. A questo fine, ha
inviato una mole di richieste di contributi finanziari per la sua difesa legale,
facendo leva su donazioni di scarsa entita’ da parte di milioni di sostenitori della
sua base. In realta’, sono soldi che non finiscono affatto in un fondo legale ma
direttamente nelle tasche del presidente attraverso un PAC (political action
committee) destinato a finanziare future attivita’ politiche. Fonti della sua
campagna elettorale fanno sapere che fin ad oggi sono stati raccolti 207
milioni di dollari. I PAC agiscono con poche restrizioni ai termini delle leggi
che regolano i finanziamenti elettorali e funzionano in pratica da salvadanai
per politici poco onesti. Trump sara’ libero di usare quei fondi per finanziare
i suoi affari e pagare se stesso e la sua famiglia.
Fra i tanti interrogativi, quello che predomina e’ il sospetto che Trump stia
gettando le basi per una candidatura alla presidenza nel 2024. Alcuni opinano
che l’annuncio potrebbe venire il giorno stesso dell’inaugurazione del presidente
Biden, alla quale Trump non avrebbe alcuna intenzione di intervenire per
sfregio a Biden e come conferma delle proprie intenzioni. E’ noto che vari
presidenti sconfitti hanno cercato di farsi rieleggere dopo la stasi costituzionale
di quattro anni. Uno solo c’e’ riuscito, Grover Cleveland, che perse la consultazione
del 1888 ma conquisto’ un secondo mandato nel 1892. L’ipotesi del tentativo di
rielezione poggia su alcuni fatti: primo, sul numero di elettori – 75 milioni –
nell’elezione del 3 Novembre, il piu’ alto nella storia americana, inferiore a quello
di Biden che ha riscosso sei milioni e mezzo di voti in piu’. Secondo, la previsione
che Trump non avrebbe difficolta’ nel prevalere in un’elezione primaria del
GOP repubblicano. Terzo, da narcissista egocentrico qual’e’, Donald Trump
e’ apparentemente ossessionato dalla prospettiva di assicurarsi un posto nella
storia con un grande ritorno alla Casa Bianca. Detto questo, Trump potrebbe
aver deciso di lasciare la politica americana in uno stato di “suspense”
nell’evenienza di un annuncio formale di candidatura che gli garantirebbe
la prominenza sul piano nazionale ed una fertile raccolta di contributi
finanziari.
Per contro, sono due le riflessioni che sorgono a discapito di una seconda
candidatura: primo, i giovani leoni del GOP stanno cominciando a far sentire
il loro ruggito con cui dimostrano di non condividere una strategia politica
basata su spaccature sociali e comportamenti distruttivi. Secondo, e’
pressocche’ scontato che da cittadino privato Trump dovra’ vedersela con
Cyrus Vance Jr., il Procuratore Distrettuale della Contea di New York, il
quale intende elevare una messe di accuse all’ex presidente, attinenti ai
profitti illegali di sue proprieta’ come l’Hotel Internazionale. A suo tempo, l’Attorney
General dello stato di New York Barbara Underwood aveva disposto la
chiusura della Donald J. Trump Foundation nel Giugno del 2018 a motivo
di un “impressionante modello di illegalita’” commesse da Trump e dai suoi
figli Ivanka, Eric e Donald Jr. Tra i capi d’accusa figuravano la richiesta di
donazioni senza l’autorizzazine prevista per fondazioni non a fini di lucro, la
cattiva gestione di fondi destinati ai reduci di guerra, l’illegale coordinazione
di pagamenti destinati alla campagna elettorale di Trump e l’impiego di fondi
della Fondazione per il regolamento di dispute che coinvolgevano l’Organizzazione
Trump.
La lista di illegalita’ regolamentari e irregolarita’ fiscali dell’Organizzazione
Trump e’ un volume senza fine. In particolare, le indagini vertono su detrazioni illecite
e pagamenti ingiustificati a consulenti dell’Organizzazione Trump. Su Trump
e i suoi figli gravano tuttora accuse e sospetti di malversazioni sulle quali il
Procuratore Vance intende far luce avvalendosi delle dichiarazioni fiscali che
Trump si ostina a negare. Dopo la sua uscita dalla Casa Bianca e’ difficile che la
Corte Suprema permetta a Trump di rifiutarsi di consegnare la documentazione fiscale.
La corte ha emesso un primo verdetto inconcludente, negando l’immunita’ “assoluta”
richiesta da Trump ma incaricando le corti inferiori di esaminare piu’ a fondo i subpoena
ossia le citazioni del Procuratore e di vari comitati congressuali. In pratica, Trump
l’ha scampata fino alle elezioni ma dopo il 3 Novembre non e’ piu’immune da
citazioni criminali. La “litigation” andra’ comunque per le lunghe ma Trump non
puo’ stare tranquillo sulla lunga mano della legge.
Resta in piedi la possibilita’ che Trump perdoni se stesso. Si tratta in apparenzadi una mossa anticostituzionale che tra l’altro non solleverebbe il presidente
dal rinvio a giudizio da parte di giudici non federali ma statali e locali. Tra questi
si distingue per l’appunto il Procuratore Distrettuale Vance che ha al suo arco
investigazioni per frodi bancarie e assicurative. Trump e’ giunto a sostenere di
avere il “diritto assoluto di perdonare se stesso”. I costituzionalisti affermano
che un tale diritto non esiste e che il presidente puo’ esercitare clemenza solo
a beneficio di comuni cittadini perseguiti per reati federali. Un provvedimento di
clemenza a beneficio di se stesso potrebbe in teoria immunizzarlo da reati federali ma lo
esporrebbe al rischio di non poter invocare il diritto al Quinto Emendamento allo scopo
di non testimoniare. In ultima analisi, sono questioni di lana caprina che inchioderebbero
l’ex presidente nelle aule giudiziarie affondando ogni pretesa di un grande
ritorno elettorale. Questo e’ solo uno dei fondati motivi per ritenere che Donald
Trump non cerchera’ di perdonare se stesso. Resta semmai da vedere se e in quanti
lo perdoneranno tra tutti quei settantaquattro milioni e passa che hanno votato per lui.
La grossa incognita comunque e’ se gli aspiranti presidenziali del partito repubblicano
accetteranno di essere “congelati” dalla messa in scena della seconda candidatura.
Trump li ha gia’ messi in guardia: “ci rivedremo tra quattro anni”. ha detto al party
natalizio alla Casa Bianca. Il suspense e’ in pieno svolgimento.