Cartagena de Indias, La perla dei Caraibi

Cartagena de Indias e’ un nome favoloso che sfortunatamente non e’ piu’ usato perche’ le mitiche Indie che Cristoforo Colombo pensava di aver scoperto sono un rimasuglio storico sul quale il mondo moderno non ha tempo di riflettere. E’ un peccato perche’ proprio a Cartagena, il 14 Giugno del 1812, fu approvato un eccezionale documento, la Constitución Politica del Estado de Cartagena de Indias, che a distanza di piu’ di duecento anni conserva una straordinaria valenza storica. L’11 Novembre del 1811, una moltitudine di bianchi spagnoli, mulatti, mestizos, zambos e neri si era riunita nella Piazza della Dogana per imporre alla giunta di governo una dichiarazione di indipendenza assoluta dalla Spagna. Nel 1815 i cittadini di Cartagena de Indias pagarono cara la loro indipendenza quando vennero stretti a lungo d’assedio dalle truppe spagnole comandate da Pablo Morillo, capitolando per fame il 6 Dicembre. Nel 1821 gli spagnoli si ritiravano e Cartagena poteva riacquistare permanentemente la sua liberta’. Era il vittorioso capitolo finale della tenace difesa di Cartagena de Indias dopo secoli di poderose invasioni da parte di imperi come quello britannico, che lanciava gli attacchi di Sir Francis Drake nel 1586 e di Edward Vernon nel 1740, e delle forze pirate, a cominciare da Roberto Baal nel 1544. La storia oggi riconosce il deciso apporto di neri, mulatti e zambos (una razza mista africana e amerindiana) alla separazione definitiva dalla Spagna ed alla costruzione della nuova Colombia.

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Cartagena conserva fieramente le tracce della sua storia, preservata da mirabili edifici coloniali, tra i quali si distingue il Palazzo dell’Inquisizione nello stile architettonico della Spagna meridionale con le forti influenze arabe. Il tribunale del Santo Oficio de la Inquisición venne istituito nel 1610 ed esercito’ un potere nefasto fino al 1811. La sua storia registra condanne a carico di 767 persone, denunciate a causa della loro occulta fede ebraica, di pratiche di stregoneria, di riti diabolici, di bigamia e di prostituzione. Gli eretici che rifiutavano di pentirsi finivano sul rogo. Col passar del tempo, la crescita economica della citta’ ad opera di immigrati determino’ la perdita di autorita’ del tribunale. A testimonianza della proterva funzione di quel tribunale restano oggi gli strumenti di tortura visibili nel palazzo, dal potro, che veniva applicato agli arti, al cordel di cuoio che strozzava il collo.

La societa’ di Cartagena era il prodotto di mescole razziali che rappresentavano pratiche e costumi spagnoli, africani e indigeni. Il porto di Cartagena, il piu’ importante del Sud America, era di fatto il terminale della tratta negriera che importo’ non meno di dodici milioni di schiavi dalla costa occidentale dell’Africa. Molti degli schiavi venivano impiegati nelle miniere di oro di Antioquia. Dal porto di Cartagena partivano velieri carichi di oro, scortati da galeoni spagnoli. Sulla via della Spagna agivano centinaia di imbarcazioni dedite alla pirateria ma il loro obiettivo primario era la ricca citta’. Dal 1549 al 1560 gli assalti furono frequenti e micidiali. Subito dopo, i maggiori protagonisti furono i corsari, in primis lo schiavista John Hawkins e suo cugino Francis Drake che tentarono di penetrare in Cartagena ma furono respinti. Nel 1585 Drake torno’ nei Caraibi con una flotta di 22 vascelli e 2.300 uomini. Questa volta i corsari conquistarono la citta’ e la devastarono. Poi ci si misero anche i francesi che attaccarono Cartagena nell’Aprile del 1697 con l’ammiraglio Jean Bernard Desjeans al comando di una flotta di 28 vascelli con 500 cannoni. Il bottino raccolto da Desjeans era di una ricchezza enorme: oro, argento e preziose opere d’arte. Cartagena fu ancora una volta distrutta ed il suo commercio subi’ un lungo declino.

Per sua grande sfortuna, Cartagena de Indias finiva sempre al centro dei conflitti della Spagna con Francia ed Inghilterra. Le alterne vicende storiche di Cartagena sono raccontate con copiosa ed affascinante documentazione nel Museo Naval del Caribe, un edificio coloniale del diciassettesimo secolo che per lungo tempo era stato impiegato come ospedale della marina spagnola ed in seguito come ospedale di carita’. Tra i suoi padiglioni, di particolare interesse e’ quello che racconta la storia dei primi abitanti della zona, gli indios Caribes.

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Cartagena era stata battezzata Ciudad Amurallada a motivo della estesa muraglia difensiva, un’eccezionale opera che prese l’avvio nel 1595 per mano dell’ingegnere Bautista Antonelli. Alla fine del diciottesimo secolo, l’intera citta’ era circondata dalla muraglia. La difesa di Cartagena era concepita contro il pericolo dell’invasione dal Mar dei Caraibi ma di fatto l’attacco da parte del generale Morillo venne sferrato dalla terraferma circostante. Solo nel diciassettesimo secolo si passo’ alla costruzione di una possente fortezza alla periferia, il Castello di San Felipe de Barajas, che dominava dall’alto la Baia di Cartagena. Il Castillo e’ gremito oggi dai visitatori che affrontano la faticosa ascesa ai suoi baluardi. I venditori di acqua e cappelli dispongono pertanto di una eccellente clientela.

Tra le mete piu’ popolari del turismo di massa spicca il Museo del Oro Zenú nella Plaza Bolívar. Qui sono in bella mostra oggetti di oro fino ed una quantita’ di pregevoli manufatti della cultura zenú, soprattutto ceramiche e vasi. Non vale la pena di negarlo, ma Cartagena vive oggi con il turismo di massa, un’altra Disneyland dove tutto e’ monetizzato, con punte di pessimo gusto. Lo sfruttamento del turista e’ il fenomeno imperante. I piccoli tassi’ coreani che intasano le viuzze del centro storico non hanno tassametri. Spesso il turista finisce con sborsare parecchie migliaia di pesos per una corsa che generalmente vale pochi dollari (il cambio di 2.850 pesos per dollaro contribuisce alla confusione).

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Va dato atto al governo colombiano di aver varato a partire dal 1918 ed in modo speciale dal 2012 un impegnativo programma di protezione, restauro e conservazione delle fortificazioni. Il programma e’ totalmente finanziato ai giorni nostri dagli ingressi dei turisti. Camminare per le vie del centro richiede una certa abilita’ per non essere investiti dai tassi’ gialli e per superare gli assembramenti di turisti con tanto di ricevitori e auricolari al seguito delle guide al servizio delle navi da crociera. D’inverno, ne arrivano fino a cinque al giorno. Il turismo non crocieristico si indirizza prevalentemente al litorale caraibico di Bocagrande, presidio di grandi alberghi quasi ovunque accoglienti e dai costi variabili. La spiaggia sulla quale si affacciano e’ vasta, dalla sabbia fine e popolata di ombrelloni dal costo diario di 6 dollari con sdraia.

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La perla di Cartagena e’ comunque la vecchia citta’ coloniale. Cartagena non vanta palazzi come quelli del Messico e dell’Avana. Le sue case, generalmente ad un solo piano, sono repliche di quelle del sud della Spagna, esteticamente attraenti, con una planimetria dettata dal clima tropicale. La loro grazia e’ accentuata da balconi spagnoleschi ricchi di fioritura. Le case a due piani presentano al piano basso vani che a suo tempo erano depositi, dispense o ambienti per gli schiavi. Al centro e’ l’ampio patio concepito per mitigare il calore.

Non sorprendentemente, Cartagena de Indias e’ stata dichiarata dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanita’. E’ un riconoscimento che Cartagena merita ampiamente perche’ la storia della regione, Nueva Granada, e’ centrata sulla resistenza degli indigeni alla conquista spagnola e sulla ribellione di comunita’ come quella wayuu che insorse nel 1769. Spagnoli, inglesi, francesi e olandesi lottarono ferocemente per occupare i territori dei wayuu e dei cuna, facendoli schiavi o deportandoli. La resistenza indigena si protrasse per secoli con forte spargimento di sangue tra le popolazioni locali, distruzioni di comunita’ e anche massacri di coloni e missionari. Solo nel Luglio del 1787 venne raggiunto un accordo di pace a Turbaco.

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Il passato di Cartagena de Indias, fondata nel 1533 dallo spagnolo Pedro de Heredia, non puo’ essere disgiunto dalla violenza che soggiogo’ gli aborigeni della costa caraibica e dal brutale commercio degli schiavi che duro’ ben quattro secoli. Il turista apprende di questo triste eredita’ storica visitando il Portal de los Dulces ai piedi dell’iconica Torre dell’Orologio. Sotto questo porticato venivano venduti gli schiavi. Oggi i turisti vi assaggiano gli squisiti dolci tradizionali della regione: cocadas, merengues e bocadillos de tamarindo. A breve distanza si erge la cattedrale, originariamente costruita nel 1537 con legname e canne, ben presto distrutta dalle fiamme. La costruzione successiva venne in parte demolita dalle cannonate di Sir Francis Drake e ricostruita nel 1612. L’altare maggiore, in legno rivestito di oro, esalta il puro stile pseudo barocco delle missioni del Nuovo Mondo. Quel che il turista dovrebbe portar via da Cartagena e’ la comprensione che la terra dove nacque la citta’ caraibica era stata a lungo insediamento di civilta’ e culture indigene, come la tairona e la sinú, e piu’ tardi la arawak e la karib. Gli spagnoli le raggrupparono con il termine generico di karib ad onta del fatto che la molteplicita’ delle lingue dimostrava che erano gruppi fortemente differenziati tra loro, di natura nomade o semi-nomade agli inizi, la cui evoluzione li porto’ a creare, attorno al 3.350 a.C., la prima ceramica del continente americano. Il primo censimento di Cartagena, avvenuto nel 1777, rivelava lo sviluppo di una popolazione suddivisa tra bianchi, negri e mulatti, ripartiti in componenti eguali. A giudicare da quel che un visitatore accorto puo’ osservare ai nostri giorni nelle strade del centro storico, la composizione demografica non e’ cambiata molto negli ultimi due secoli. Quel che rende diversa la faccia della citta’ e’ il turismo. Per concludere, non vi e’ dubbio alcuno che il turismo impatta in misura crescente la popolazione locale. Ma questo e’ un destino che Cartagena ha in comune con altre citta’ storiche, a cominciare purtroppo da Venezia.

 

 

 

One thought on “Cartagena de Indias, La perla dei Caraibi

  1. Sorry answering in English, because I do not speak Italian, but only Spanish, French and Portuguese. Great post. Thank You. Cartagena de Indias is also a Cumbia. I have heard it many years ago ago.

    Happy and safe travels!

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