Trump-Pelosi, un duello titanico

Il 2019 sara’ un brutto anno per il presidente Trump, protagonista di un duello titanico con una donna dallavolonta’ ferrea, Nancy Pelosi, tornata sul seggio di Speaker della Camera dei Rappresentanti. L’anno nuovo e’ appenacominciato e non e’ possibile prevedere se Donald Trump sopravvivera’, come il suo predecessore Bill Clinton, oppure fara’ la fine di Richard Nixon. Innanzi tutto, giovaricordare che Clinton fu sottoposto all’impeachment ma la scampo’ nel giudizio senatoriale cui venne sottoposto per un “misdemeanor” di carattere strettamente personale, la relazione sessuale con Monica Lewinski. Nixon invece fu accusato di complicita’ nel tentativo di occultare un criminecommesso negli uffici democratici del Watergate e costrettodal Congresso, repubblicani inclusi, a rassegnare le dimissioni. Ed ora Donald Trump rischia l’impeachmentper il suo comportamento personale e politico. Sono piu’ diuna dozzina le inchieste federali e locali in corso sullepresunte attivita’ illecite di Trump e della suaorganizzazione elettorale. Entro pochi giorni, sara’ la voltadella Camera dei Rappresentanti a lanciare inchiesteaggressive nei confronti del presidente repubblicano in quello che e’ ormai uno scandalo di corruzione con pochiprecedenti nella storia americana.

Come al tempo dell’effrazione negli uffici del Watergate, tutto parte da un singolo episodio, l’incontro nella Trump Tower tra il figlio di Trump, Don Jr., il genero Jared Kushner e il capo della campagna elettorale Paul Manafortcon un agente russo che offriva un tangibile aiutoall’elezione del candidato repubblicano. Non manca inoltreun’accusa connessa con il sesso, come avvenne per Clinton, qualora venisse provato che due donne ricevetteropagamenti dall’avvocato di Trump, Michael Cohen, perche’tacessero sulle loro tresche con il candidato, in violazionedelle leggi sui finanziamenti elettorali.

Sia Nixon che Clinton furono accusati di ostruzione dellagiustizia, basata sul fatto che entrambi avevano tentato dioccultare i fatti. Questa accusa vale ora anche per Trump che viene sospettato di aver manovrato per arrestarel’indagine sulla Russiagate, ricorrendo tra l’altro al licenziamento del direttore dello FBI James Comey. Le indagini parlamentari faranno luce su molteplici aspetti del Russiagate, ma soprattutto su quel che i collaboratori diTrump sapevano circa l’infuenza informativa esercitatadagli agenti russi attraverso gli attacchi ai democraticicondotti nei “social media” ed altri canali elettronici.

L’elenco delle indagini che stanno per abbattersi sulpresidente non finisce qui. In primo luogo, l’utilizzo del subpoena permettera’ finalmente di esaminare un decenniodi dichiarazioni tributarie di Trump e di valutare possibiliinadempimenti fiscali. Un altro versante investigativoconcerne le possibili violazioni della cosiddetta“emoluments clause (clausola di rimunerazione). Il municipio di Washington e lo stato del Maryland hannointentato un giudizio a carico di Trump in quanto leproprieta’ immobiliari del presidente – a cominciare dal suofastoso albergo nella capitale – hanno accettato pagamentida governi esteri, espressamente proibiti dal primo articolodella costituzione. In aggiunta, sono in corso indagini circa le presunte illegalita’ della Trump Foundation e del comitato per le cerimonie di inaugurazione presidenziale. Di particolare interesse sara’ l’acquisizione delladichiarazione di redditi di Trump perche’ se si dovessescoprire che contiene “write offs” ossia deduzioni illecite, analoghe a quelle che vennero attribuite a Nixon e chefurono parte della sua incriminazione, cio’ aggraverebbe laposizione del presidente in misura sostanziale. In pratica, la pressione per le dimissioni potrebbe farsi decisiva.

In attesa che i leader democratici della Camera apranol’offensiva indagatrice, la nazione segue con il fiatosospeso la contesa attorno allo “shutdown”del governoattorno al finanziamento dell’ormai famoso muro. Il muro, va ricordato, doveva essere pagato dai messicani, stando al candidato presidenziale Trump. I democratici hanno fattomuso duro; neppure un centesimo andra’ alla suacostruzione. La risposta di Trump e’ di porre al veto allemisure finanziarie approvate dalla Camera. La paralisi e’ quindi garantita fino a quando Trump ed il binomio Pelosi-Schumer (il capo della minoranza democratica al Senato) non avranno raggiunto un’intesa.

Nel frattempo, ottocentomila dipendenti federali, daidirigenti di agenzie alle donne delle pulizie, sono privi dibuste paga. Di fatto, i democratici hanno il coltello dallaparte del manico. La maggioranza degli americani non crede che il muro sia il toccasana del problemadell’immigrazione illegale. Dopo tutto, lo stesso Trump siera dichiarato volutamente responsabile dello “shutdown”. Il problema e’ che Donald Trump, l’irriducibile narcisistache intende prevalere nei “deals” ossia nelle contrattazioni, rifiuta di capitolare sulla costruzione del muro.L’ostinazione del presidente e’ tale che a suo dire – come riferisce l’interlocutore sen. Schumer – il blocco del governo federale potrebbe durare “per lungo tempo, finanche anni”. La strategia di Trump e’ palesemente quelladi fare del muro una “emergenza di sicurezza nazionale”. Lo stesso argomento cioe’ che Trump aveva usato per minacciare azioni contro la famosa “carovana”, da luidescritta come covo di terroristi e delinquenti comuni. Inverita’, Trump ed i suoi alleati preferiscono correre ilrischio di perdere il confronto con i democratici sullaquestione del muro piuttosto che lasciare campo apertoall’imminente presentazione del rapporto Mueller con eventuali prove della “collusione” tra la campagnaelettorale di Trump e gli agenti russi.

La prova che Pelosi non ha intenzione di cedere e’ nelrigetto di  una soluzione di compromesso avanzata daesponenti repubblicani secondo cui i democraticiautorizzerebbero l’esborso di parte dei 5 miliardi richiestida Trump in cambio dell’approvazione repubblicana di unasanatoria DACA a beneficio dei cosiddetti “dreamers”, igiovani  immigrati irregolari. Il no della Pelosi e’ giustificato con l’affermazione che si tratta di “soggettidiversi tra loro”.

La Speaker democratica intanto e’ sottoposta a crescentipressioni del partito per autorizzare l’apertura dellaprocedura di impeachment ma resiste argomentando chetale procedura rappresenta una “opzione divisiva” che non va presa fintanto che non venga suffragata da “fatti”. Tra le gatte da pelare per Nancy Pelosi spicca il pesante insulto a Trump della neo deputata islamica del Michigan RashidaTlaib. Quel che preoccupa la Pelosi non e’ tanto l’offesaalla dignita’ parlamentare quanto l’inevitabile reazionedella base trumpiana, il cui caparbio sostegno e’ cruciale aifini della rielezione. Il destino di Trump e’ insomma legato ai “fatti” che verranno portati alla luce dalle prossimeinchieste di vari comitati della Camera dei Rappresentanti. In conclusione, la Speaker Pelosi sta dimostrandosi leader di grande intelligenza politica quando ricorda ai suoi che la maniera migliore di sbarazzarsi di Donald Trump non e’ l’impeachment ma il voto nelle elezioni presidenziali del 2020. Il presidente Nixon – ricorda – non fu esautorato ma costretto a dimettersi da una maggioranza congressuale cheincludeva i repubblicani. E’ difficile, ma non impossibileche la storia si ripeta. E’ risaputo che Trump non crede alleinchieste demoscopiche, ma queste cominciano a spalancare orizzonti sfavorevoli ai repubblicani. In particolare, i loro rappresentanti al Congresso cominciano a rendersi conto che Trump e’ tossico per la loro rielezione, per non parlare del Paese. Il sostegno per il presidente e’ destinato a calare; i prossimi mesi lo confermeranno. Per Donald Trump e’ cominciato l’ annus horribilis.

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